Table of Contents
- INTRODUZIONE
- EVITANTE:
- AGGRESSIVA
- IL RUOLO DELLA VITTIMA
- I CONFLITTI COME FONTE DI INSEGNAMENTO
- IL PERDONO ASSOLUTO
INTRODUZIONE
Sul lavoro, come nella vita, i conflitti sono all’ordine del giorno.
Vediamo alcuni comportamenti che possono creare un conflitto:
- Il collega che non ti trasmette un’informazione che stavi ricercando,
- un altro che non rispetta una scadenza mettendoti in difficoltà,
- un collega che arriva in ritardo o non si presenta in una riunione programmata,
- un capo che non riconosce il tuo lavoro,
- un collaboratore che si ammala in prossimità di una consegna e ti lascia solo a svolgere tutto il lavoro,
…e chi più ne ha più ne metta.
In questi casi puoi avere due reazioni.
EVITANTE:

1) una è quella EVITANTE: non dire nulla a chi ti ha messo in difficoltà, covi rabbia e risentimento, e, con un’overdose di irritazione, cerchi di arrivare lo stesso a una soluzione.
AGGRESSIVA

2) l’altra è quella AGGRESSIVA: scateni una burrasca, colpevolizzi l’altro per il suo comportamento sbagliato, lui reagisce e ognuno torna a casa con un gran mal di pancia o mal di testa …
In entrambi i casi non si è arrivati ad un vero e proprio confronto risolutivo.
IL RUOLO DELLA VITTIMA

Col passare del tempo puoi anche arrivare a perdonare la persona che ti ha fatto arrabbiare: ti rendi conto dei suoi limiti, imputi le sue mancanze ai limiti che hai indentificato e ci metti una pietra sopra. Altre volte il rapporto si incrina così tanto che non riesci più a collaborare in armonia con la persona che ti ha fatto arrabbiare.
La dinamica psicologica che si instaura in automatico tra te e l’altro è quella della “vittima” (TU) di un comportamento “colpevole” dell’altro.
Domanda: il fatto che l’altro sia “colpevole” e tu una “vittima innocente” ti fa stare meglio?
Fermati un secondo e prova a rispondere dentro di te.
Sicuramente scaricare il “treno di rabbia” sull’altro ha un potere catartico: identificare nell’altro il colpevole e addebitare a lui tutte le responsabilità in qualche modo ti fa stare bene perché non devi mettere in discussione te stesso. Pensi di andare bene come sei, che tu sei giusto, e se ti confronti con qualcuno non fai che raccontare la scena evidenziando le cose giuste che fai tu e quelle sbagliate che fa l’altro.
In realtà succede però qualcosa a livello sottile: dare la colpa all’altro ti toglie POTERE.
Tu hai potere quando le cose possono cambiare grazie a un tuo intervento, non hai potere quando sono gli altri che possono cambiare le cose.
Lamentarti perché l’altro è arrivato in ritardo o non ha partecipato alla riunione, non ti ha passato le informazioni necessarie, non ha rispettato una scadenza o il capo non ti ha riconosciuto provoca un cambiamento della situazione?
Questo approccio è quello della vittima che subisce il comportamento dell’altro, e non può farci nulla, giusto?
Bene, allora possiamo introdurre il metodo del “perdono assoluto”, che ribalta questo meccanismo. L’autore del libro “Il perdono assoluto: perdonare per crescere” che ha sviluppato questa metodologia è Colin Tipping.
I CONFLITTI COME FONTE DI INSEGNAMENTO

Questo approccio parte dal seguente punto di vista: le situazioni che accadono sono perfette così come sono, anche se ci provocano una sofferenza di qualche genere.
La base di questo assunto di base è lo stesso che si trova nel libro “Lo Zen e l’arte della felicità” di Chris Prentiss il cui motto è “Qualsiasi cosa mi accada è la migliore che mi possa capitare.” Chris ci insegna ad accogliere quello che capita con altre finalità, più orientate alla felicità: se vuoi approfondire l’argomento puoi leggere la sintesi con i 3 messaggi chiave in un post che ho scritto (ed è piaciuto visto che è stato letto da oltre 500 persone!) clicca qui – “LO ZEN E L’ARTE DELLA FELICITA’“.
Ma torniamo al perdono: se l’altro fa qualcosa che ti fa arrabbiare tu non puoi controllare l’altro, per quanti sforzi tu faccia. Non dipende da te se l’altro arriva in ritardo, non dipende da te se l’altro non ti passa una informazione, così come non dipende da te se il tuo capo non ti riconosce. Eppure ognuna di queste esperienze in realtà contiene un messaggio per te. La persona con cui hai avuto un conflitto in realtà è uno specchio che in qualche modo cerca di farti vedere qualcosa in te che va cambiato, non in lui!
Lui ha le sue responsabilità, ma tu hai le tue.
La domanda che puoi farti è: “che cosa mi vuole insegnare questa situazione?“
Ogni conflitto che abbiamo in realtà porta alla luce alcuni nostri aspetti del carattere su cui dobbiamo lavorare.
Sul lavoro potrebbe succedere ad esempio che il collega si presenti alla riunione in ritardo perché non gli ho trasmesso quanto lui fosse importante per il buon esito dell’incontro. Sentendosi non valorizzato (da me) in qualche modo più o meno consciamente non si è ricordato della riunione. Se il capo non mi valorizza posso domandarmi se mi valorizzo io. Magari il capo mi fa da specchio: non mi valorizzo e aspetto che siano gli altri a farlo. Mi sento di valere ed essere bravo solo quando gli altri mi fanno i complimenti. In realtà io sono bravo lo stesso. Ecco allora che io non sono la vittima, ma sono la persona che ha il potere di cambiare le cose: dare la giusta importanza agli altri, valorizzarmi e prendere coscienza del mio valore sul lavoro, …
Quando abbiamo fatto questo passaggio possiamo accorgerci che non dobbiamo “perdonare” l’altro per come si è comportato, ma anzi lo possiamo “ringraziare” per averci stimolato delle riflessioni su noi stessi che ci portano a migliorare ed evolvere.
Gli incontri che facciamo, i conflitti che affrontiamo, servono per guarire delle nostre ferite, per far fare un cammino evolutivo alla nostra anima. In pratica è come se ci fossero due livelli: un perdono tradizionale a livello “umano”, e un perdono “assoluto” a livello di anima. Se ci mettiamo dalla prospettiva dell’anima e vediamo i conflitti come campo di possibilità per la nostra crescita personale possiamo renderci conto che in realtà l’altro non ha nulla da farsi perdonare. In pratica è come se noi lo avessimo attirato a noi per “sanare” qualche nostro aspetto.
Questo non vuol dire che dobbiamo andare d’accordo con l’altro, frequentarlo, e diventare i suoi migliori amici. Semplicemente dobbiamo comprendere che aspetto di noi possiamo migliorare, accettare la lezione ed evolverci. Possiamo ringraziarlo dentro di noi, senza neanche dirglielo di persona, potrebbe anche non capire tutto il ragionamento che abbiamo fatto noi!
IL PERDONO ASSOLUTO

Mi è capitato l’altro giorno di innervosirmi in strada con un altro automobilista. Stavo guidando sereno quando questo mi ha tagliato la strada invadendo la mia corsia perché c’era una macchina ferma nella sua e non si voleva fermare. Gli ho suonato e la sua reazione non è stata di chiedermi scusa ma un gestaccio eloquente. Certamente lui ha le sue “colpe” per la manovra che ha fatto, io avevo la precedenza, ma io sono stato paziente? L’ho lasciato passare quando si è trovato davanti un veicolo fermo o ho continuato per la mia strada aspettandomi che lui si fermasse e mi facesse passare? Avrei potuto rallentare e permettergli la manovra. Cosa mi ha insegnato questo “incontro”? Sicuramente essere gentili alla guida, pazienti, lasciare spazio agli altri quando sono in difficoltà è un buon comportamento in strada. Quindi quel signore mi ha dato l’opportunità di imparare ad essere gentile in strada come lo sono in altre occasioni nella mia vita quotidiana. Devo perdonarlo? O forse devo ringraziarlo e non c’è nulla da perdonare…
Tipping nel suo libro propone anche uno schema di 22 punti da compilare quando abbiamo un conflitto con qualcuno. Seguendo passo passo il suo schema si fa un lavoro che permette di capire bene (in sintesi):
- la situazione che stiamo vivendo,
- il punto di vista dell’altro
- il nostro punto di vista
- le emozioni che sorgono in noi,
- il ruolo dell’altro e le nostre reazioni,
- la situazione reale “depurata” dalle nostre reazioni primarie,
- la vera lezione dietro a quel conflitto,
- l’insegnamento che ci sta portando l’altra persona in quella situazione…
…per arrivare alla fine a superare il conflitto ringraziando l’altro e raggiungendo il perdono assoluto.
Questo approccio può essere utilizzato sia nella vita professionale che personale e ci aiuta a fare un salto di crescita nella nostra esistenza, permettendoci di stare sempre meglio con noi stessi e con gli altri… provalo anche tu!
Buona evoluzione,
ciao,
Alberto
Dott. Alberto Ruffinengo Counsellor Professionista Psicosintetico a indirizzo Aziendale