LO ZEN E L’ARTE DELLA FELICITA’

“Qualsiasi cosa mi accada è la migliore che mi possa capitare.”

Chris Prentiss

Non è il sogno di chiunque vivere solo esperienze positive nella propria vita?

Non eviteremmo tutti volentieri situazioni o cose che ci fanno soffrire?

Chris ci spiega come si fa e i problemi che si generano – anche nel nostro organismo! – se non lo facciamo.

Chris parte subito con un carico da 11 (l’asso della briscola): l’assunto di base è che “Qualsiasi cosa mi accada è la migliore che mi possa capitare”.

Ok, se vinco alla lotteria mi sta bene.

Ma se mi rompo il menisco giocando a padel, come mi è successo l’anno scorso, non è che mi viene proprio da essere d’accordo. E ci sono persone che stanno attraversando difficoltà più grandi della mia che la penseranno come me. Ti sfido a dire il contrario.

Eppure in questo libro Chris ci spiega perché dobbiamo almeno mettere in ipotesi – in realtà lui dice di credere fermamente – che la sua frase è vera. Eh, sì, alla fine, le sue tesi sono convincenti, anche se bisogna stare attenti a non interpretarle con superficialità.

Questo è il mio primo libro del 2024 perché ho pensato che partire con un po’ di Zen e di Felicità fosse di buon auspicio per il mio nuovo anno e anche per i miei lettori evolutivi.

Questo libro, e questo articolo, ti darà una mano a creare un mindset – una mentalità – che ti può aiutare fin da subito a vivere meglio la tua vita e quello che ti accade ogni giorno. Se vuoi quindi provare a essere più felice, vai avanti con la lettura!

L’AUTORE E PERCHE’ LEGGERE QUESTO LIBRO

Chi è Chris Prentiss?

Chris Prentiss è fondatore e direttore di una clinica in California dedicata alla cura delle dipendenze Passages di Malibù. È autore di libri nell’ambito delle dipendenze (“The Alcoholism and Addiction Cure”) e sulla filosofia cinese (“A Holistic Approach to Total Recovery, “Lo zen e l’arte della felicità”, e una decina di pubblicazioni sulla filosofia cinese e sulla crescita personale). Ha tenuto corsi di accrescimento delle potenzialità personali nella California meridionale.

Perché leggere questo libro?

Questo libro mi è piaciuto perché in poche pagine (146) trasmette un approccio mentale da applicare nella quotidianità che ci può aiutare ad essere più felici e spiega anche il processo per cui queste pratiche funzionano, in alcuni casi anche addentrandosi nella scienza del funzionamento del nostro corpo umano (lo vedrai nello “Spunto # 2” più avanti nella lettura).

LE 3 LEZIONI DEL LIBRO “LO ZEN E L’ARTE DELLA FELICITA’”

Come sempre, in questa “sintesi di Armonia sul Lavoro” ti riporto i messaggi più importanti del libro, quelli che voglio condividere con i miei lettori “evolutivi”. 

Vediamo 3 spunti che possono aiutarti a cambiare il modo di vivere la vita fin da subito:

  1. La felicità dipende da noi: noi siamo gli autori di ogni singolo istante
  2. Felicità consapevole: gli impatti dei pensieri nel nostro corpo
  3. Adattarsi al cambiamento: fluisci con tutto per trovare la serenità.

In questo articolo non riassumo tutto il libro, ma ripercorro i passaggi che possono essere più utili nella tua vita quotidiana. In particolare, in questo libro gli spunti sono tutti relativi a costruire una MENTALITA’ DI FELICITA’.

Andiamo a scoprirli insieme!

SPUNTO # 1 – NOI SIAMO GLI AUTORI DI OGNI SINGOLO ISTANTE

Se ci credi, per te, è così.

Tutto ciò che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato.

Il nostro presente è fatto dei nostri pensieri. Come sappiamo i pensieri influenzano le nostre parole, e le nostre parole si convertono poi in azioni.

In base ai nostri pensieri compiremo determinate azioni che genereranno le nostre esperienze e i risultati che otterremo.

Noi siamo gli autori di ogni singolo istante.

E cosa c’è dietro ai nostri pensieri? La nostra “filosofia personale”.

Noi controlliamo la nostra vita in base alla nostra filosofia personale di cui spesso non siamo coscienti. Anche se non ne siamo coscienti lei AGISCE IN NOI e determina il nostro mondo!

La nostra filosofia personale influenza le nostre azioni e determina la reazione del mondo ai nostri comportamenti creando la nostra realtà.

In estrema sintesi possiamo avere due “filosofie personali”, o due approcci alla vita.

1 – Approccio WOW!

“WOOOOW”: la prima è che il mondo è un posto meraviglioso, la vita è grandiosa, mi succedono tante cose belle, sono circondato da bellezza, sono una persona fortunata, tutto quello che mi succede è per il mio bene e la mia evoluzione.

2 – Approccio ARGH!

“AARRRGHHH”: la seconda è che il mondo non è un bel posto, la gente si approfitta di me, sono sfortunato, mi succedono cose sgradevoli, la vita è una lotta e un compromesso fra quello che vogliamo e quello che otteniamo.

Quando succede qualcosa reagirai in coerenza con la tua filosofia personale. Se accade una cosa negativa e hai una filosofia “WOW” penserai: “Stavolta è andata male, però ho imparato questo e quello e sicuramente la prossima andrà bene, la ruota gira!”.

Se hai una filosofia “ARGH” la tua reazione sarà: “Ecco, è proprio vero che se una cosa può andare male lo farà, la legge di Murphy è incontrovertibile! Meglio che io lasci perdere, tanto andrà sempre male…” e prolungherai il tuo malessere.

Se ci credi, per te è così

Il nostro cervello tende a CONFERMARE le nostre credenze.

La tua filosofia personale determina il modo in cui reagisci agli eventi ed è totalmente responsabile del tuo benessere e determina anche ciò che ti accade, sia in questo momento sia quello che è successo in passato, anche se è difficile da credere.

Nel post “CHE SORPRESA!” ECCO L’EMOZIONE PIU’ IMPORTANTE DELLA VITA” puoi trovare una descrizione simile sul nostro approccio alle “sorprese” differenziati fra quelli che possiamo definire “BABBI NATALE” e i “PAPERINI” – clicca qui per leggere l’articolo.

Chris racconta un bell’esempio nel libro.

Max vendeva panini imbottiti con tanti extra e aveva una attività florida. Poi il figlio gli fece visita e gli disse che c’era crisi nel paese e che se non avesse diminuito le porzioni e non avesse fatto pagare ogni extra sarebbe andato in rovina. Max allora cambiò politica commerciale: panini più piccoli, meno imbottiti e meno extra. In poco tempo perse tanti clienti, che notarono un peggioramento della qualità del servizio nel locale di Max.

Max chiamò il figlio e gli disse: “Avevi ragione, c’è crisi, anche il mio negozio ora non va più tanto bene!”.

La crisi che vedeva il figlio nel paese era reale. Ma come sempre accade, Max trattava gli altri con generosità ed era ricompensato. Quando cambiò atteggiamento, la crisi si manifestò anche nella suo lavoro.

Quello che pensiamo accade.

Se ci credi, per te, è così.

Possiamo indirizzare ogni evento verso il positivo o il negativo.

SPUNTO # 2 – FELICITÀ CONSAPEVOLE (la scienza che collega pensiero e corpo)

Più ci facciamo coinvolgere da uno stato d’animo o un comportamento, più lo desideriamo.

Le nostre credenze hanno qualche effetto nel nostro corpo? Possiamo cambiare queste credenze?

La mente non è il cervello: con mente si può intendere quella parte di noi che pensa e osserva. La mente è quella parte di noi che osserva quello che succede mentre viviamo, come dall’esterno. In psicosintesi si chiama “Io”. La mente è quella che contiene le tue credenze: quello che, secondo te, è vero in merito al mondo in cui vivi, alle leggi universali, al tuo ruolo nella vita, ai tuoi valori. Queste credenze sono quelle che formano la “filosofia personale”, che ha un impatto diretto sul sistema immunitario.

Se affronti la vita con gioia, forza ed entusiasmo, o comunque con uno stato d’animo fiducioso, il sistema immunitario ne sarà influenzato mantenendoti in buona salute. Se sei scoraggiato, triste, infelice, depresso, il sistema immunitario rispecchierà queste emozioni rendendoti debole e facendoti ammalare. Questo non vuol dire che non si possa mai attraversare questi stati d’animo, ma se diventano la nostra “filosofia di vita” la nostra salute ne è pregiudicata.

Il legame scientifico fra pensieri e biologia

Recenti scoperte scientifiche hanno infatti trovato il collegamento fra pensiero (e quello che sentiamo) e la replicazione cellulare del nostro organismo. La neuroscienziata Candace Pert scoprì negli anni settanta il collegamento scientifico che passa dai pensieri e le emozioni ai peptidi e arriva fino a ciascuna cellula dell’organismo. Se ti sembra complesso, leggi pure solo le parti in grassetto.

  1. Ogni cellula può avere milioni di recettori sulle proprie pareti
  2. I recettori sono diversi, circa una settantina di tipi
  3. I recettori hanno radici che vanno in profondità sulla cellula
  4. La vita di ogni cellula è regolata dai recettori che ha
  5. I recettori ricevono le informazioni dai peptidi che sono i responsabili delle comunicazioni
  6. I peptidi vengono prodotti dall’ipotalamo, una ghiandola in mezzo ai due emisferi cerebrali
  7. Il peptide che l’ipotalamo produce è determinato da quello che pensiamo e sentiamo
  8. L’ipotalamo produce peptidi che replicano ogni emozione: rabbia, odio, tristezza, frustrazione, depressione, gioia, entusiasmo, felicità, …
  9. I peptidi circolano nel nostro corpo (ghiandola pituitaria e poi circolo ematico) e raggiungono ogni cellula dell’organismo
  10. I peptidi si agganciano alle cellule – ai recettori – e stabiliscono se questa si dividerà o meno e soprattutto la composizione della nuova cellula
  11. La nuova cellula contiene più recettori del peptide che si è collegata ad essa e che ha provocato la divisione: se la cellula ha ricevuto un peptide prodotto dalla “depressione”, la nuova cellula avrà più recettori della depressone e meno recettori disposti a legarsi a peptidi “positivi”.

Considera che ogni minuto avvengono 300 milioni di divisioni cellulari per sostituire le cellule che muoiono.

Quindi: se per un’ora sei depresso, il tuo corpo ha prodotto diciotto miliardi di cellule con un numero “superiore” di recettori che attirano peptidi depressi.

In questo modo si crea un organismo che sarà predisposto a generare più tristezza che gioia, un individuo diventa malinconia-dipendente.

Se la tua filosofia personale va verso la felicità, il tuo organismo produce più recettori sensibili alla felicità.

Più ci facciamo coinvolgere da uno stato d’animo o un comportamento, più lo desideriamo.

Quindi qualsiasi cosa desideriamo e facciamo proviene dall’impatto mente – corpo che abbiamo costruito.

Il modo migliore per essere felici è pensare di essere felici. Anche perché una parte del nostro cervello non distingue fra le esperienze immaginarie e quelle reali (basti pensare ai sogni che di notte ci sembrano veri, ma è anche così in altri frangenti sui quali ora non mi dilungo).

SPUNTO # 3 – ADATTARSI AL CAMBIAMENTO.

“Una situazione diventa favorevole solo quando ci si adatta ad essa”.

La vita è in continuo mutamento. Una relazione d’amore può finire non per volontà nostra, possono spostarci la sede di lavoro allontanandola di 20 chilometri da casa, possiamo subire uno sfratto, possiamo perdere un capitale in borsa… ti piacerebbe reagire in modo positivo a questi cambiamenti?

Tutta la natura è in uno stato di cambiamento e flusso costante, lo sappiamo anche senza scomodare il classico esempio delle stagioni (o del nostro invecchiamento!).

È il modo in cui noi affrontiamo l’evento che determina la nostra vita, non l’evento in sé.

La catena degli eventi

Possiamo catalogare ogni cosa che ci succede, ogni situazione che viviamo, come “positiva” o negativa”. Ma non è l’evento in sé ad avere questa caratteristica, è la nostra interpretazione dell’evento che la veste in un modo o nell’altro.

Ad esempio, quando guardo una partita di calcio (evento) se vince la mia squadra del cuore provo felicità, se vince l’avversario provo rabbia e frustrazione. Ma i tifosi della squadra avversaria provano esattamente l’opposto delle mie emozioni. Non è quindi l’evento che genera felicità, ma come mi pongo io di fronte all’evento. Se tifassi entrambe le squadre o se sapessi mettermi perfettamente nei panni degli avversari quando vincono allora sarei felice dopo ogni partita!

Il problema è che se interpretiamo gli eventi in modo “sfavorevole” avremo delle reazioni “ostili” e compiremo azioni “negative”. Questo produrrà in risposta ulteriore negatività in un vortice che diventa sempre più intenso e risucchiante e ci porta all’infelicità.

La felicità non è legata a quello che possediamo. Molte persone hanno tanti “beni” ma non sono felici. Paradossalmente “la felicità è proporzionale a quello di cui possiamo fare a meno”.

Le conseguenze delle nostre azioni e reazioni forma tutto ciò che discende da un evento. La vera fonte della felicità è dentro di noi, nasce da come reagiamo a quello che capita. Se reagisco agli eventi con felicità, io sono felice. Ogni giorno possiamo nutrirci di ottimismo e speranza. Siamo noi ad attribuire a certi eventi, anche sfavorevoli, il potere di rovinare la nostra giornata. Ma come ingigantiamo o prolunghiamo stati negativi legati a eventi che ci sembrano sfavorevoli, allo stesso modo possiamo contestualizzarli e non aggiungere la seconda freccia della sofferenza.

  • Secondo Buddha, la 1° freccia della sofferenza – il dolore fisico rappresenta il dolore che inevitabilmente sperimentiamo a causa di ciò che accade e che non possiamo modificare in quanto fenomeno accaduto. Quando mi sono rotto il menisco ho sentito il dolore al ginocchio, reale e vero.
  • La 2° freccia della sofferenza viene dai nostri pensieri – il dolore mentaleche noi aggiungiamo come reazione a qualcosa che è capitato. Tornando al mio ginocchio, se avessi pensato: “Ecco, ora non potrò più fare sport… proprio a me doveva capitare… non andrà più a posto… non è giusto… non me ne va mai dritta una…” avrei aggiunto stress e sofferenza alla mia condizione fisica.

È la nostra interpretazione di quello che succede che fa la differenza.

Per imparare ad apprendere dall’esperienza e ampliare la nostra capacità di entrare in empatia con le infinite sfumature della realtà è importante cogliere la differenza tra le due frecce e mantenere la calma in ogni attività.

THE CONCLUSION: FELICI NELLE AVVERSITÀ

Possiamo interpretare ogni esperienza che viviamo come una lezione che la vita ci vuole dare per la nostra evoluzione.

E’ fondamentale accogliere quello che ci capita, accettarlo, adattarci e trovare i migliori rimedi associando all’esperienza una fiducia che, qualsiasi cosa sia successa è per il nostro bene, e nutrendo la consapevolezza che, prima o dopo, ci sarà chiara la lezione che la vita ci ha impartito.

Quando riuscite a essere felici nelle avversità allora sarete felici.

Se durante la sfortuna ridete, essa non potrà sopraffarvi. Non guardare gli incidenti come se fossero negativi. Non interpretare il ruolo della vittima. I periodi peggiori sono i periodi migliori. Quando li si attraversa difficilmente si vede l’insegnamento che portano con sé. Spesso tempo dopo, poco o molto, capiamo però il senso di quella sofferenza, la lezione che c’era dietro ad alcuni avvenimenti della nostra vita. Solo dopo riusciamo a vedere lo scopo evolutivo delle esperienze che ci sono capitate nella vita. Forse è capitato anche a te, in passato, di scoprire il significato positivo di alcuni eventi ai quali subito avevi reagito negativamente.

La cosa che puoi fare tra il momento che ti capita “la lezione” e quella in cui ne capisci il senso è di vivere al meglio, con fiducia che tutto è per il tuo bene!

So che non è sempre facile farlo, altrimenti saremmo un popolo diverso e vivremmo in un mondo diverso, ma se proviamo a riflettere su questi messaggi e soprattutto proviamo ad applicarli nella nostra vita il cambiamento è possibile.

Buona evoluzione,

Alberto

Dott. Alberto Ruffinengo Counsellor Professionista Psicosintetico a indirizzo Aziendale
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