LA RUOTA DELLE EMOZIONI SUL LAVORO

Table of Contents

LE 6 EMOZIONI DI BASE DI PAUL EKMAN

L’altro giorno stavo partecipando a un corso di formazione della Banca sulla comunicazione. Ero in smart working a casa.  Luce, mia figlia di 5 anni, non era ancora andata all’asilo. La docente ha parlato delle emozioni e della loro importanza nella comunicazione. Luce ha sentito. Un minuto dopo si è presentata vicino a me con un disco di cartone colorato. Ci ho messo qualche secondo a mettere a fuoco l’oggetto: era la “ruota delle emozioni”.

L’avevamo fatta insieme cinque mesi prima. 

Ero diventato pazzo per trovare i “fermacampioni”: dei ferretti speciali comuni ai tempi in cui ero bambino e ora praticamente spariti. I fermacampioni sono come dei chiodi con la testa molto larga che, al posto di un’unica punta in ferro, hanno due ferretti molto flessibili che si aprono a libro. Con quelli puoi tenere uniti due fogli di carta e permettergli di scorrere uno sull’altro. 

Con i fermacampioni, 1 foglio di carta, un cartone riciclato dai pacchi di Amazon, un po’ di colla, i pennarelli e tanta buona volontà siamo riusciti a costruire la ruota. Anzi due: una per Luce e una per suo fratello Lorenzo di 9 anni.

Ho usato questo esercizio per spiegargli un po’ il mondo delle emozioni. 

Le 6 emozioni primarie sono state individuate da Paul Ekman e sono quelle che insegno ai miei corsi sulle Emozioni sul Lavoro perché sono universali, facilmente comprensibili e riconoscibili nella vita di tutti i giorni.

La ruota delle emozioni sul lavoro

Vediamo in modo sintetico quali sono le 6 emozioni primarie che viviamo sul lavoro e come possiamo usarle in modo funzionale per noi.

1 – GIALLO GIOIA

La gioia è l’emozione legata alla motivazione e alla realizzazione. Grazie alla Gioia noi abbiamo lo stimolo per andare al lavoro la mattina con animo positivo, l’energia per perseguire i nostri obiettivi e raggiungere i risultati. Il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo posti poi ci ricompensa con altra gioia, altra benzina, che mettiamo nel nostro motore per ripartire con entusiasmo al lavoro.

Come sviluppare la gioia sul lavoro?

Per svilupparla inizia a rispondere alle seguenti domande:

  1. Quali aspetti del mio lavoro mi danno gioia?
  2. Tendo a celebrare i miei successi o quelli della mia squadra?
  3. Sono entusiasta del mio lavoro o lo vivo come una noia mortale?
  4. Ho relazioni positive con le persone che frequento al lavoro?

In base alle risposte che darai a queste domande potrai avere una traccia dell’area o delle aree dove puoi migliorare per stare meglio.

E’ fondamentale coltivare la gioia nel proprio lavoro perché porta a benefici fondamentali, nella vita e nello svolgimento delle nostre attività.

Vediamo una sintesi dei 3 benefici più importanti:

  1. Motivazione personale ed entusiasmo
  2. Atteggiamento positivo e magnetismo nelle relazioni
  3. Autostima e raggiungimento dei risultati

Se vuoi scoprire 5 pratiche che possono aiutarti nella tua giornata lavorativa leggi il post: “GIOIA SUL LAVORO: 5 pratiche che puoi fare ogni giorno!” – clicca qui.

2 – BLU TRISTEZZA


Sul lavoro può capitare spesso di provare tristezza:

  1. quando le cose non vanno come vorremmo,
  2. quando non siamo riconosciuti,
  3. quando ci sono incomprensioni col capo,
  4. quando abbiamo conflitti con altri colleghi,
  5. quando siamo noi a comportarci male con i colleghi e poi ci accorgiamo di aver sbagliato.

La tristezza è molto importante: ci permette di fermarci, riflettere. Ci consente di imparare dai nostri errori e da quelli degli altri. Grazie alla tristezza possiamo imparare delle lezioni fondamentali per la nostra vita in modo da orientare meglio noi stessi e i nostri comportamenti nel futuro.

Cosa mi insegna la tristezza?

Inoltre la tristezza ci permette di capire i limiti del nostro lavoro, che possono essere:

  • Limiti relativi alle nostre capacità. Nel caso in cui riscontriamo carenze di competenze specifiche che ci hanno portato a sbagliare o lacune sulle “soft skills” (competenze trasversali) come ad esempio sulla gestione delle relazioni, possiamo definire un piano di azioni per migliorare questi aspetti.
  • Vincoli relativi al nostro ambiente lavorativo: potremmo essere tristi perché non riceviamo promozioni che riteniamo di meritare, o altri tipi di riconoscimento che non arrivano. Grazie alla tristezza possiamo rendercene conto e smettere di cercare soddisfazioni in un posto di lavoro che non ce le può dare. Sta a noi poi scegliere se accettare la situazione o cercare un altro posto di lavoro o un altro capo per ottenere maggior soddisfazione sul lavoro.

La tristezza quindi è un ottimo indicatore per imparare dagli errori, accettare il passato che non si può cambiare e intraprendere azioni più giuste per noi e per gli altri nel futuro.

3 – VERDE DISGUSTO

Sul lavoro possiamo provare disgusto o la sua emozione parallela che si chiama “disprezzo”. Possiamo disprezzare ad esempio i comportamenti che troviamo poco corretti da parte di qualche collega. Oppure comportamenti che non ci piacciono che tiene il nostro capo. Il disprezzo è un’emozione molto importante: ci fa capire cosa non tolleriamo e, per converso, i valori che per noi sono importanti.

Anche questa emozione quindi è molto importante come “navigatore”: ci può infatti orientare verso persone o situazioni che si adattano meglio alla nostra personalità.

Come utilizzare al meglio il “Disgusto”?

Grazie al disgusto possiamo:

  1. Creare una distanza verso comportamenti che non condividiamo, verso condotte che non fanno parte del nostro sistema valoriale. Ci consente di segnare dei limiti oltre i quali gli altri non devono andare.
  2. Rifiutare attività o ruoli che non rientrano nei nostri obiettivi. Anche un lavoro che ci presentano che è fatto male suscita in noi disgusto. Questo ci aiuta a correggere gli altri e migliorare la qualità dei nostri output.
  3. Dire di no ci aiuta ad affermare la nostra volontà, capire cosa non ci piace e allo stesso tempo focalizzare cosa desideriamo e chi siamo. Quali attività ci piace svolgere, cosa vogliamo veramente fare. Questo ci aiuta ad andare verso la gioia, l’emozione carburante del nostro entusiasmo!

4 – ROSSO RABBIA

La rabbia è una emozione fondamentale sul lavoro. Se vogliamo lavorare con gli altri o fare qualsiasi cammino di crescita in ambito lavorativo dobbiamo essere bravi a gestire la rabbia.

Gestire la rabbia non vuol dire soffocarla.

La rabbia infatti è un serbatoio di energia enorme. L’energia è la stessa della gioia, ma ha una direzione diversa. Mentre la gioia ci dà energia per andare nella direzione segnata dal nostro carattere e dalla nostra realizzazione, la rabbia ci dà l’energia per cambiare quelle situazioni che richiedono il nostro intervento per essere rimosse.

Come posso usare la rabbia?

La rabbia ci dà la FORZA per:

  1. Superare gli ostacoli: con la rabbia possiamo attivare la nostra volontà e le nostre capacità creative per trovare una soluzione ai problemi che abbiamo sul lavoro
  2. Dirigere le persone verso la strada giusta: grazie alla rabbia potremo affermare con determinazione le nostre idee, condividere con gli altri le nostre motivazioni e convincere le persone ad andare nella direzione migliore.

Gestire la rabbia non vuol dire “soffocarla”.

Se infatti reprimiamo la rabbia non possiamo superare i problemi, orientare le persone e affermare il nostro punto di vista. La rabbia va canalizzata, nei giusti modi, per cambiare lo stato delle cose e trasformarlo in qualcosa di più funzionale rispetto agli obiettivi prefissati.

5 – ARANCIONE SOPRESA

La sorpresa è l’emozione più breve.

Sul lavoro può capitare che scopriamo improvvisamente che il collega non ci ha dato una informazione che ci serviva. Oppure il capo ci rimprovera per un errore che non sapevamo di aver commesso. O ci arriva una promozione inaspettata. La sorpresa è quell’emozione che si frappone tra il nostro stato emotivo “prima” di ricevere la notizia e lo stato emotivo che proviamo “dopo” aver ricevuto la notizia.

Alla sorpresa segue sempre un’altra emozione, diversa in base al contesto.

Vediamolo con un esempio: sono tranquillo che sto lavorando. Sono concentrato ma sereno. Improvvisamente il capo mi chiama nel suo ufficio. Vado nel suo ufficio. Mi dice che sono in corso le valutazioni e, visti i miei risultati sul lavoro, ha chiesto e gli hanno concesso una promozione per me. Rimango un attimo attonito -> sorpresa <- poi provo l’emozione della gioia e della felicità.

A cosa mi serve la sopresa?

Quell’attimo di sospensione serve al nostro organismo per prendere atto delle cose che stanno succedendo e decidere come reagire.

In quel frangente si attiva direttamente l’amigdala, che bypassa il cervello, e attiviamo le reazioni istintive. Se c’è un pericolo (paura) si parla di reazione di attacco – fuga. In caso di notizie positive invece il sistema spegne l’allarme ed abbiamo accesso ad altre emozioni come la gioia, l’appagamento, la soddisfazione, il riso.

La sorpresa serve per dare al nostro cervello un attimo di pausa per prendere atto della situazione e valutare la miglior reazione possibile.

E’ fondamentale anche nel caso di un fatto che ci provoca rabbia. Sentiamo la rabbia montare, ma grazie a quel piccolo spazio, possiamo orientare i nostri comportamenti, e passare ad esempio da una reazione travolgente a un comportamento assertivo e determinato nei confronti degli altri.

6 – NERO PAURA

La paura è un’emozione che, purtroppo, ci accompagna spesso sul posto di lavoro, più di quanto ci rendiamo realmente conto.

Delle volte abbiamo

  1. paura di parlare in una riunione con tante persone,
  2. paura di cambiare mansioni, capo, colleghi o ruolo,
  3. paura di dire cose sbagliate ad un collega o al capo,
  4. paura che ci vengano fatte domande a cui non sappiamo rispondere,
  5. paura ad affermare una nostra idea quando un’altra persona ci contrasta…

La paura è l’emozione che ci blocca: ci obbliga a fare una pausa.

Quando abbiamo paura scatta la reazione “Attacco o Fuga”. Se una persona è spaventata può reagire attaccando la persona che l’ha spaventato o fuggendo da questa.

Se ad esempio un capo viene contraddetto in una riunione potrebbe sentire minacciata la sua “credibilità”: per paura di perdere il suo ascendente può reagire istintivamente attaccando la persona che lo ha contraddetto, anche se aveva buone motivazioni per farlo!

La persona che viene attaccata, e che magari non ha un ruolo di responsabilità, potrebbe aver paura che il capo faccia delle ritorsioni su di lui, allora si ammutolisce, tace, come se scomparisse dalla scena: una vera fuga dal conflitto a tutti gli effetti.

La tecnica per affrontare la paura.

La paura è molto importante: suggerisce la miglior reazione possibile per noi in uno specifico contesto. In base a quello che percepiamo a livello sensoriale in un battibaleno la paura ci guida verso l’attacco o la fuga, preservandoci da una situazione peggiore. Siccome è una emozione che può bloccarci, dobbiamo imparare

  1. ad ascoltare le nostre paure,
  2. comprendere se sono corrette,
  3. ridimensionarle nel caso in cui tendiamo ad esagerare nell’immaginare conseguenze negative o scenari catastrofici,
  4. ed imparare ad agire con sempre maggior presenza e assertività.

Sfidare le nostre paure (parlare in pubblico, sostenere un’idea diversa da quella degli altri in una riunione o con il proprio responsabile enunciando le nostre ragioni, …) ci aiuta a crescere e ad evolverci.

La risorsa che dobbiamo attivare per fronteggiare la paura è il coraggio.

Alberto Ruffinengo

Un libro molto bello su questo argomento è il romanzo autobiografico “Ricordati di dimenticare la paura. Cosa fa di un atleta un uomo felice” di Niccolò Campriani (se vuoi acquistarlo su Amazon clicca qui).

L’ALFABETIZZAZIONE EMOTIVA

Un percorso di “alfabetizzazione emotiva” che spiega le emozioni e soprattutto il loro senso evoluzionistico per me è fondamentale. 

Per questo ogni tanto mi piace tenere corsi sul “Potere delle Emozioni”: una delle mie missioni è aiutare gli altri, come ho fatto con me stesso, a capire ed apprezzare i doni che le emozioni ci portano!

Un suggerimento che voglio darti è quello di approfondire il tema delle emozioni anche se da piccolo non te le hanno spiegate… Puoi leggere dei libri sull’argomento, partecipare a dei corsi o approfondirle in un percorso di crescita personale: scegli la via che preferisci!

Un libro che può esserti utile ed è poco conosciuto è “Le 6 emozioni sul lavoro” di Giulia Cornoldi (se vuoi acquistarlo su Amazon clicca qui).

Non è mai troppo tardi per scoprire i doni nascosti nelle nostre emozioni, e, se vogliamo stare bene, è utile farlo!

Ricorda che anche in questo ambito se vuoi fare dei progressi reali devi applicare “La catena dell’apprendimento”: se non hai letto ancora il post clicca qui LA “CATENA DELL’APPRENDIMENTO” SUL LAVORO: 4 PASSI PER CAMBIAMENTI REALI!

Buona evoluzione,

Alberto

“A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.”

Alessandro Baricco
Dott. Alberto Ruffinengo Counsellor Professionista Psicosintetico a indirizzo Aziendale
Condividi con altri “Evolutivi”!

Recommended Articles

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *