COME USCIRE DALLA CAMERA DELL’ECO (E PENSARE IN MODO INNOVATIVO)

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Cos’è la “camera dell’eco”

Abbiamo una tendenza spontanea a stare con persone simili a noi. Cerchiamo e frequentiamo persone che hanno idee come le nostre, stessi punti di vista, stessi valori, stesse credenze.

Le persone di cui ci circondiamo tendenzialmente hanno le stesse nostre opinioni, o solo leggermente diverse.

Guardiamo programmi e leggiamo quotidiani che rispecchiano i nostri punti di vista. Costruiamo intorno a noi una gabbia, un mondo che riflette quello che siamo noi oggi.

Questa gabbia fatta di persone che hanno idee come le nostre, abitudini simili a noi e che si vestono addirittura come noi si chiama “camera dell’eco”.

E’ come se parlassimo in una grotta e in qualsiasi lato ci giriamo sentiamo l’eco della nostra voce intorno a noi.

Viviamo in un micromondo di persone che non fanno che riflettere la nostra immagine.

Perché costruiamo la “camera dell’eco” e ci chiudiamo lì dentro?

I motivi sono 2 e si chiamano “bilancio corporeo” e “empatia”.

Vediamoli.

In primo luogo ci costruiamo la camera dell’eco perché, come ci spiega bene Lisa Feldman Barrett nel suo libro “7 lezioni e mezzo sul cervello” (se vuoi acquistarlo clicca qui), per la nostra sopravvivenza il nostro cervello tende a farci compiere azioni che creano un minor consumo a livello metabolico.

Per dirlo con parole più semplici: stare con persone simili a noi costa al nostro organismo “meno consumo di energia”

Uno dei compiti principali del nostro cervello è la gestione del bilancio corporeo. Quindi la soluzione di stare nella “camera dell’eco” è preferibile: costa meno sforzo stare con persone che hanno idee simili alle nostre anziché confrontarsi con modelli diversi, fare cose nuove e mettersi in discussione.

Quante volte ti è capitato di incontrare qualcuno che, magari al primo incontro, esprime pensieri diversi dai tuoi e per questo lo hai etichettato come “sbagliato” e da non frequentare?

O persone che magari si presentano con un look così diverso dal tuo che le le guardi con sospetto e le giudichi subito negativamente e le eviti?

Può esserti capitato anche di avere un amico che, dopo un viaggio o in seguito ad esperienze di vita personali, si presenta con idee così diverse da quelle che aveva prima che litighi con lui e non lo frequenti più (anche se c’era una amicizia di vecchia data…).

Stare con persone diverse da noi è faticoso perché è più difficile creare empatia.

E qui viene il secondo vantaggio di stare con persone simili a noi: i benefici dell’empatia.

La più alta espressione dell’empatia è nell’accettare e non giudicare.

Carl Rogers

L’empatia è il superpotere segreto che fa si che quando c’è fiducia reciproca ci allineamo agli altri, anche inconsciamente. Questo succede ad esempio fra bambino e caregiver, fra paziente e terapeuta, fra marito e moglie o anche fra amici stretti… Quando c’è empatia il nostro respiro si sincronizza con la persona con cui parliamo, anche il battito cardiaco cambia e vi è una modulazione reciproca dei bilanci corporei. In funzione della comunicazione si alterano anche le sostanze chimiche in circolo nel sangue.

Le relazioni strette che ci danno sostegno rafforzano il sistema immunitario: se senti di avere una relazione intima e amorevole, dove ognuno è sensibile ai bisogni dell’altro e pensi che la vita sia facile e piacevole quando sei insieme all’altra persona hai meno probabilità di ammalarti.

Se ci sono questi vantaggi, perché uscire da questa camera così confortevole?

Minacce della “camera dell’eco”

Non è tutto oro quello che luccica.

Stare in un ambiente che continua a rimandarci le nostre stesse idee, opinioni, modi di vedere le cose non ci fa crescere!

In particolare, i principali svantaggi sono:

  1. Vita RIPETITIVA: ogni giorno è uguale all’altro, frequentiamo sempre gli stessi ambienti e le stesse persone, le cose che facciamo e che ci vengono proposte sono sempre uguali, manteniamo le stesse abitudini e ci rifugiamo continuamente in cose che sembrano nuove ma si assomigliano tutte le une alle altre…
  2. NOIA e perdita di entusiasmo: i discorsi che facciamo con le persone simili a noi hanno quella temperatura tiepida che ci lascia tranquilli e nella nostra zona di comfort, dandoci un appagamento passeggero, ma dall’altra parte hanno quel sapore un po’ insipido di una minestra sciapa. Il retrogusto di opinioni uguali alle nostre è amaro e sa di qualcosa che poteva essere ma non è, qualcosa che deve nascere ma stenta a farlo, come un prato che abbiamo innaffiato ma dal quale non è sbocciato alcun fiore. Questa tipologia di confronti si amalgamano e si confondono nel tempo, come giornate sprofondate nella nebbia, che ci lasciano senza ricordi ed emozioni. L’entusiasmo portato dal nuovo è per noi un miraggio, perché la paura del diverso è più forte dell’eccitazione della scoperta.
  3. NESSUNA evoluzione: rimanere nella camera dell’eco non porta alcuna evoluzione con sé. Così riviviamo le stesse situazioni, gli stessi conflitti, le stesse relazioni. La nostra mente si impigrisce, così il nostro corpo, e il nostro modo di pensare rimane sempre uguale a sé stesso, comprendendo un numero limitato di scelte e di possibilità nella vita. Più ci chiudiamo al nuovo, più diventa una barriera invalicabile superare i nostri limiti. Il nostro pensiero “laterale” non si sviluppa, e la nostra zona di comfort non ci aiuta a vedere nuove strade di vita che potremmo percorrere con gioia.

La crescita e l’evoluzione è fatta di nuove esperienze, sfide, confronto con situazioni diverse.

E’ solo incontrando punti di vista diversi che possiamo rivedere il nostro modo di pensare e di agire, arricchirlo, cambiarlo, migliorarlo.

Si dice che viaggiare amplia gli orizzonti. Conoscere gente nuova, confrontarsi con culture diverse, cibi diversi, mentalità differenti, ci rende più ricchi e aperti. A patto che ci mettiamo in gioco, ci mischiamo con gli usi e i costumi dei posti che visitiamo.

Tre tecniche semplici per uscire dalla “camera dell’eco” (e fare la differenza!)

“Ma Albe se è la nostra biologia e il nostro cervello che ci tiene chiusi in questa camera dell’eco, come faccio a uscirne?!?”

Come sempre il primo passo è la consapevolezza.

Non mi stancherò mai di ripeterlo ed è per questo che dò tanta importanza alla formazione, allo studio e scrivo questi articoli per aiutare le persone. Già dal momento in cui imparo cos’è la camera dell’eco, come funziona e perché rimango intrappolato dentro ho sistemato il trampolino per poterne uscire.

Ma conoscere non basta.

E allora ecco tre sistemi che ti possono aiutare ad uscirne:

  1. LEGGI, studia e fai corsi di formazione: leggere libri apre la mente. Non è un modo di dire: è vero. Basta leggere, capire i concetti, e si è già diversi da come si era prima di aver letto quel libro. Molte letture sono “trasformative”. Nei libri possiamo trovare idee diverse dalle nostre, personaggi che incarnano modi di vivere completamente lontani dalla nostra realtà, ma attraverso i racconti possiamo “vivere” e comprendere punti di vista opposti ai nostri. Delle volte non è necessario neanche aver letto un libro, basta leggere un articolo che approfondisce una materia che ci appassiona.
    Pensa all’ultimo libro che hai letto: non è importante se è un romanzo o un saggio storico o scientifico: cosa ti ha lasciato? In cosa ti ha cambiato?
    Stesso vale per i corsi di formazione. Possiamo scegliere le materie più disparate: da corsi di creatività come disegno o scrittura creativa, a corsi tecnici, o di aromaterapia o anche corsi fisici, che ci portano a cambiare fisicamente, corporalmente e di conseguenza aumenta anche la neuroplasticità della nostra mente.
  2. FREQUENTA PERSONE DIVERSE dal solito: questa è una delle cose più difficili.
    Siamo così abituati a stare negli stessi ambienti di lavoro – famiglia – amicizie che finiamo per stare sempre con le stesse persone. Stare con le stesse persone vuol dire anche confrontarsi con le stesse idee.
    Già non è facile conoscere persone nuove. Poi quando ci capita di incontrare persone nuove spesso facciamo fatica a superare lo “sforzo metabolico” di frequentarle. Quando abbiamo tempo libero – oggi situazione rara – preferiamo dedicarlo a persone che già conosciamo per massimizzare i vantaggi dell’empatia. Ancora più difficile è trovare il tempo per approfondire la conoscenza di persone che ci sembrano molto diverse da noi. Eppure sono proprio loro che possono insegnarci di più, che possono aprirci mondi nuovi e modi di pensare completamente diversi.
    A me incuriosiscono sempre le persone diverse da me, soprattutto se hanno qualcosa di speciale. Mi piace confrontarmi con persone che hanno una vita diversa dalla mia, che fanno un lavoro e hanno interessi diversi dai miei: imparo molto di più da questa tipologia di persone rispetto a quelle che fanno quello che già faccio io.
  3. FAI COSE NUOVE: questa è un ottimo viatico per uscire dalla camera dell’eco. Fare ogni giorno qualcosa di nuovo, qualcosa che non si è mai fatto, o comunque cambiare qualcosa della propria giornata, è un ottimo modo per espandere il nostro cervello. Espandere il nostro modo di pensare, esplorare nuove possibilità e nuovi “mondi”. Puoi fare esperienze del tutto nuove, come vedere ogni giorno posti nuovi, ma si puoi anche agire in modo diverso dal solito.
    Fai qualcosa che sorprenda per primo te stesso. Magari nelle relazioni con gli altri. O fai qualcosa in modo nuovo. O anche, in modo molto più semplice, prova a indossare qualcosa di nuovo, un braccialetto, un anello, o qualcosa che non hai mai fatto e in quel momento hai voglia di provare. Su questo tema vedi anche il paragrafo “Apprendere ad apprendere” nell’articolo APPRENDIMENTO: L’INGREDIENTE SEGRETO DELLA LEADERSHIP SUL LAVORO (E NELLA VITA!) – clicca qui per aprirlo.

Bene, prova qualcuna delle pratiche suggerite, e fammi sapere che sapore ha uscire dalla camera dell’eco. Scrivimi quello che pensi o hai vissuto nei commenti del post,

buona evoluzione!

Alberto

Dott. Alberto Ruffinengo Counsellor Professionista Psicosintetico a indirizzo Aziendale
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